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Tessa a Sophie

Cara Sophie,


Mia amata Sophie, non leggerai mai questa lettera. Nel ripiano inferiore delle mie librerie sulla parete opposta al mio letto qua a Cirenworth – Cirenworth! dirai, ma ah, ti spiegherò – ci sono i miei diari, di tutte le forme e modelli, da pesanti pagine d’avorio rilegate in pelle a quadernoni a righe con le spirali usati nelle scuole dai bambini. Ci sono dei buchi, a volte di anni, e alcuni che sono stati persi o danneggiati, o alcuni la cui carta non è mai stata destinata a resistere così tanto quanto io sono vissuta. Ma ognuno di loro è stato scritto per qualcuno – non ho mai capito il “Caro Diario”, come se il diario fosse una persona che vorrei sapesse i miei pensieri. Ma, ovviamente, voglio che tu li conosca. E sono passati molti decenni, Sophie, dall’ultima volta che ho iniziato uno di questi diari e ti ho scritto. Ma quest’oggi porta un inizio fresco in un nuovo volume, un libro piccolo e carino di una carta fiorentina deliziosa che ti ho dedicato:


Ciao, Sophie Lightwood, nata Collins, la mia prima vera amica a Londra. Te ne sei andata da moltissimo tempo. E allo stesso tempo sembra passato solo un momento; mi giro e vedo la tua figura graziosa correre nel corridoio con un cesto tra le tue braccia, o il modo in cui sorridevi quando dicevi di avere la libertà di rivolgerti a Will nel modo più scontroso che volevi (e lui lo meritava al tempo!) o il modo in cui ridevi con Gideon sugli scones.


Quindi: Cirenworth. Adesso vivo qua con Jem, sai. Non è più un Fratello Silenzioso – beh, questo non è rilevante per il racconto di oggi, quindi ti suggerisco di consultare uno dei diari precedenti per aggiornarti e tornare quando hai finito. Siamo appena stati visitati da sua cugina Emma Carstairs, e il suo fidanzato, Julian Blackthorn. (Non ti preoccupare; i Blackthorn della sua generazione sono molto gentili e amichevoli!) Anche lei sta scrivendo un diario tutto suo, per documentare la loro restaurazione di Blackthorn Hall a Chiswick, che è rimasta inoccupata per la maggior parte di questo tempo e sta cadendo a pezzi. (Beh ancora più a pezzi di prima, suppongo.) E, ovviamente, il vecchio cumulo di mattoni ha tutti i tipi di problemi magici che loro devono risolvere, anche se ovviamente, erano anche desiderosi di vederci – io, Jem, Mina e Kit.


Sì, sono di nuovo una madre, Sophie, e questo fa sì che mi manchi. Quant’è stato bello averti accanto a me in quei primi momenti. Mi ricordo di un pomeriggio, quando c’era un incontro all’Istituto – una specie di festa, non importa, ma James era un neonato e Thomas anche. Qualcuno, forse il vecchio Lysander Gladstone, stava cercando di coinvolgerci in una discussione, e mi ricordo che ci addormentammo l’una sull’altra proprio là sul divanetto, e pure i bambini. Quando ci siamo svegliate abbiamo scoperto che Lysander si era profondamente offeso e Will gli aveva dovuto spiegare dei bambini e delle neo-mamme. E noi entrambe ci eravamo spaventate perché i bambini se ne erano andati, ma ovviamente Will e Gideon erano venuti, li avevano recuperati e messi nella nursery, lasciandoci dormire insieme là.


Mi mancano quei momenti con te.


Mina è solo una bambina, e figlia di Jem, e grazie all’Angelo ha qualcosa del suo temperamento. È passato molto tempo da quando ho dovuto rincorrere un piccoletto per tutta la sala da pranzo, ma lei è dolce e tranquilla di natura, per la maggior parte del tempo. E abbiamo un figlio più grande, Kit, che è venuto a vivere con noi dopo che suo padre è stato ucciso. È imparentato alla lontana con la famiglia Herondale, ma non lo sentiamo affatto distante. Completa la nostra famiglia in un modo che non avrei potuto immaginare, e in un certo senso sono sicura che lui non se lo aspettasse proprio. È anche un adolescente, e aveva già la sua vita prima di arrivare da noi; quindi, spesso tiene le sue cose per sé. E dunque – come capita con gli adolescenti – io mi preoccupo per lui. Ha degli amici – anche una ragazza, se le mie osservazioni sono corrette – e ama Mina con un’intensità che a volte stupisce persino lui. Ma c’è una pesantezza nel modo in cui si muove ogni tanto, una tristezza di cui non vuole, o non può, parlare con noi. E forse è solo perché ha affrontato così tante perdite così giovane, ma non posso togliermi di dosso la sensazione che ci sia qualcosa di più.


Voglio raccontarti di più su Kit, e da dove è venuto – è tutto molto più drammatico di quanto tu possa probabilmente immaginare – ma è tardi e posso parlarti di Kit in qualsiasi momento. Vorrei invece tornare indietro e parlarti della visita di Julian ed Emma.


Stanno cercando di venire a capo di alcuni misteri che riguardano Blackthorn Hall – una maledizione sulla casa che risale a, indovina un po’, Benedict Lightwood (lo so, Sophie, chi avrebbe potuto immaginarlo). E un fantasma, benigno ma debole e sconosciuto, probabilmente intrappolato dalla maledizione. C’è tutta una serie di oggetti, pare, collegati alla maledizione, e il fantasma ha detto loro di portare uno di questi qui a Cirenworth – da qui il motivo della loro visita, anche se, come ho già detto, penso che siano stati felici di avere una scusa per vedere Kit o Mina.


Stavamo pulendo dopo cena e Jem – sai come è fatto Jem – ha detto loro chiaramente, beh, vediamo questi oggetti che avete trovato.


Julian li ha recuperati dalla sua borsa e li ha posati sul tavolo: una fiaschetta da whiskey placcata in argento, piuttosto rovinata, e un pugnale, anche questo piuttosto malconcio. Nessuno dei due oggetti mi ha detto molto sulle prime – come sai, fiaschette e pugnali sono molto comuni nelle case Shadowhunters di Londra, anche ai giorni nostri – ma Jem ha riconosciuto l’arma immediatamente.


Ha indicato l’iscrizione e ha letto ad alta voce, “Ho desiderato così tanto avere un pugnale scintillante, che ognuna delle mie costole è diventata un pugnale.”


Sia Julian che Emma lo hanno guardato abbastanza sconvolti. (Penso anche che non abbiano realizzato che Jem fa cose come questa proprio perché la gente lo guardi a bocca aperta; fa solo finta di essere perfettamente drammatico di natura.) “Lo conosci?” ha detto Julian, mentre nello stesso momento Emma ha chiesto, “Tu leggi il Farsi?”


“Lo riconoscerei ovunque,” ha risposto Jem. “Apparteneva a mio cugino, Alastair Carstairs, anche se lo ha ereditato dalla famiglia di sua madre.”


“Il fantasma ha detto di portarlo qui,” ha detto Emma. “Di portarlo a casa.”


Jem ha raccolto la fiaschetta, che aveva un monogramma inciso. “Oh cielo,” ha detto, la voce bassa, e mi ha mostrato le iniziali.


Il mio povero caro Matthew. Mi è venuto subito in mente, con i suoi occhi ridenti e il suo sorriso luminoso. Julian ci ha detto che avevano già capito che era sua. Ma questo era molto strano, ho fatto notare, perché se Benedict fosse stato responsabile della maledizione, era comunque morto quasi dieci anni prima che Matthew nascesse. Julian iniziò a dire che non aveva senso nemmeno per loro, e che faceva ancora parte del mistero. Ma poi c’è stato un forte click improvviso, che si è rivelato essere il sensore che avevano con loro e che il fratello Ty aveva modificato per i fantasmi. (Ty è tutto un altro affascinante argomento, Sophie, ma dovrà aspettare un altro giorno.) Loro – intendo gli Shadowhunters in generale, non solo Julian ed Emma – stanno ancora usando l’invenzione del sensore per demoni di Henry dopo tutti questi anni!


Il Sensore ci ha condotti alla biblioteca. Emma sembrava dubbiosa.


“Andiamo”, ha detto al Sensore. “Sono sicura che la biblioteca di Cirenworth è infestata da anni”.


“Non che io sappia”, le ha detto Jem. “Sebbene ci siano case nella campagna inglese in cui, se voi portaste dentro quell’affare, ululerebbe come una sirena della polizia, Cirenworth è stata ben tenuta continuamente e i proprietari sono sempre stati molto scrupolosi riguardo ai fantasmi.”


Usare un sensore per trovare un fantasma non è proprio come usarlo per trovare un demone. Puoi dire di aver trovato un demone perché, sai, il demone è lì. Con i fantasmi è molto più un gioco di “fuochino” e “acqua”, e alla fine siamo stati tutti d’accordo che il ticchettio era più forte davanti ad un particolare scaffale. Abbiamo preso i libri da quello scaffale, li abbiamo messi sul tavolo e li abbiamo controllati con il sensore, e il vincitore è stato un libro in quarto rilegato in pelle. Niente sul dorso, ma una bellissima rosa dei venti incisa sul davanti.


Lo abbiamo aperto, e quando ho visto l’interno, sono rimasta senza fiato. E sapevo che avrei scritto questo mio nuovo diario a te. Tu stessa la riconosceresti: una scrittura fitta e ordinata, con una forte inclinazione a sinistra, e interamente in spagnolo. Era il diario di tuo figlio, naturalmente. Di Thomas. Il mio cuore! I miei ricordi sono tornati indietro a te che lo tenevi in braccio, un bambino così piccolo (che è diventato un uomo così alto e dalle spalle larghe!).

Emma lo stava sfogliando. Era la prima volta che sentiva parlare di Thomas, forse (ci sono ancora Lightwood in giro, non temere, ma vivono a New York), quindi naturalmente non ha avuto la reazione sentimentale che abbiamo avuto io e Jem. “Il problema, naturalmente”, ha detto, “è che il mio spagnolo è terribile.”


Allora Julian l’ha ovviamente presa un po’ in giro, perché la migliore amica di Emma, Cristina, è di Città del Messico. Emma gli ha risposto che quello era il problema, ogni volta che aveva bisogno di leggere o dire qualcosa in spagnolo Cristina poteva semplicemente aiutarla.

“Abbiamo bisogno di una traduzione?” Ha chiesto Julian. “Non sappiamo se ha qualcosa a che fare con la maledizione o il fantasma. La fiaschetta era solo una fiaschetta, per quanto ne sappiamo, giusto?”


Jem però ha scosso la testa. Ha posato la fiaschetta e il pugnale accanto al libro guardandoli. “Non so se ve ne rendete conto, ma questi tre oggetti provengono tutti dalla stessa epoca. I proprietari di tutti e tre erano della stessa generazione e quasi della stessa età. Erano tutti amici.”


A quel punto li ho visti tutti nella mia mente: Thomas, Matthew, Alastair, ma anche Christopher e Cordelia e i miei James e Lucie. È passato così tanto tempo, ma posso rievocare i loro volti come se fosse ieri. Come io posso rievocare il tuo, Sophie. Ho guardato Jem e ho capito che stava pensando la stessa cosa, ma tutto quello che ha detto a Julian ed Emma è stato: “Non può essere una coincidenza. Ma Benedict Lightwood non ha mai conosciuto nessuno di loro, era già morto da anni. Siete sicuri che sia lui il responsabile della maledizione?”


Emma ha risposto che ne erano abbastanza sicuri – che stavano leggendo un diario che avevano trovato in casa che lo diceva chiaramente. Di chi era? Oh, Sophie, l’hai già indovinato. Di Tatiana Blackthorn.


“Aveva la nostra età, credo,” ha detto Julian. “Forse un po’ più giovane. Le ha detto della maledizione e degli oggetti.”


Credo che Emma abbia visto l’espressione nel mio volto e in quello di Jem. “Loro…” Ha toccato la fiaschetta, il pugnale, il libro, uno dopo l’altro. “Matthew, Alastair, Thomas, conoscevano Tatiana Blackthorn?”


“Lei li conosceva,” ha risposto Jem cupo.


“Li odiava,” ho spiegato. “Odiava tutte le nostre famiglie – gli Herondale, i Carstairs, i Fairchild. E gli altri Lightwood. È diventata… sempre più spiacevole col passare del tempo. Sempre più ossessionata, direi, dal farci del male.”


Julian si era fissato a guardare l’orizzonte. Ora si era voltato di colpo per guardare gli oggetti sul tavolo. “Ha cambiato l’incantesimo,” ha detto. “Ha rimpiazzato alcuni degli oggetti. Forse tutti.”


Geniale! Abbiamo tutti avuto la certezza che fosse la risposta più probabile.


“Perché, però?” ha chiesto Emma. “Forse alcuni degli oggetti usati da Benedict si sono persi.”


Quando Jem ha parlato, la sua voce era più dura di quanto io sia abituata a sentirla. “Non so come appaia dal diario. Quando era più giovane era più docile. Ma nel cuore di Tatiana c’era un terribile, avido desiderio di potere. Di controllo. Non c’era bisogno che ci fosse qualcosa di sbagliato nella maledizione di Benedict per farle decidere di renderla sua.”


Aveva ragione, mia cara Sophie, e le sue parole hanno riempito il mio cuore di terrore. Tatiana non può far del male a Julian ed Emma. È morta da tempo. Ma ci raggiunge dagli anni passati per portare la sua cattiveria fino ai giorni nostri. Chiunque sia questo fantasma a Blackthorn Hall, prego, almeno, che non sia nessuno di coloro che abbiamo amato.




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