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Livvy a Julian

Caro Julian,


puoi vedere i fantasmi ma non puoi vedere me. Non quando vengo a sedermi al tuo fianco mentre stai dormendo. Non quando mi nascondo nei movimenti delle ombre lungo il prato, o nel fruscio di una tenda. Non puoi sentirmi, sebbene io ti stia parlando perché ho bisogno di dirti delle cose.


Voglio raccontarti di Ty.


Era lì da te. C’eravamo entrambi.


Non sai che eravamo lì.


Lo sa Kit.


Lascia che ricominci dall’inizio.


Ty ha detto che ti piacciono le sorprese. Ty non ama le sorprese, ma tu sì.


Sta studiando i Portali, come aprirli, come chiuderli. C’è bisogno di uno stregone. Ma Ty sta imparando e diventa sempre più bravo. Voleva venire a trovarti e Ragnor ha detto che l’avrebbe aiutato.


Volevamo venire a trovarti entrambi.


Ty ha avvertito Emma, ma le ha detto di non dirtelo, così sarebbe stata una sorpresa.


Quindi siamo arrivati insieme.


I fantasmi viaggiano attraverso i Portali proprio come gli Shadowhunters. Non lo sapevo. Non lo trovi divertente?


Beh, io l’ho trovato divertente.


Il Portale si è aperto in cucina.


La cucina ha un aspetto gradevole. Non sono altro che uno spirito intrappolato tra il mondo e il vuoto, ma penso che tu abbia scelto una sfumatura stupenda per le pareti. Sei sempre stato così bravo con i colori.


Oltre al colore, che è stato una sorpresa ma non di quelle sgradite, in cucina ci aspettava qualcos’altro di sorprendente. Kit.


Kit era in cucina. Indossava quella giacca che gli piace, con il colletto stropicciato. Il sole filtrava attraverso la finestra e lo illuminava.


Ogni singola parte di Ty si è immobilizzata. Mi sono quasi immobilizzata io stessa. Avevo già visto Kit, ovviamente. A volte vado a trovarlo. Eppure, visto che non mi aspettavo di trovarlo lì, mi ha colpito quanto fosse diverso da quando viveva con noi all’Istituto. È più adulto, più alto. Più muscoloso. Ora si muove come uno Shadowhunter. Con grazia.


È bellissimo.


Ho sentito Ty prendere un respiro come mai aveva fatto prima. Come se stesse annaspando, come se qualcuno gli avesse tirato all’improvviso un pugno allo stomaco e lui si stesse sforzando ripetutamente di respirare senza riuscirci.


Ha sussurrato: “Non è così che si pulisce una pistola.”


Scusa, avrei dovuto dirlo prima. Kit stava pulendo una pistola. Perché mai dovrebbe esserci una pistola a casa tua? Blackthorn Hall somiglia a una roccia. La capovolgi, ed ecco che da sotto spuntano un mucchio di altre cose. Questa volta si trattava di una pistola.


Kit si è fatto più pallido di qualunque fantasma io abbia mai visto. Ha lasciato cadere la pistola sul bancone. E non ha detto nulla. Mi sono chiesta se si stesse domandando quello che mi stavo chiedendo io stessa: come facesse Ty a sapere in che modo si puliscono le pistole. Abbastanza da poter dire a un altro che lo stava facendo nel modo sbagliato.


Forse semplicemente non sapeva che dire, e dunque ha detto la prima cosa che ha pensato.


Dopodiché, si sono guardati.


Dove mi trovo io, il tempo non scorre né rapido né lento. Eppure, quel momento è durato così a lungo da farmi sentire come se il mondo intero stesse scomparendo, come se al suo interno non ci fosse altro che Kit e Ty che si guardavano.


Kit ha detto: “Non dovresti essere qui.”


A me non ha mai parlato così. Con una voce così fredda. Si era ficcato le mani in tasca e aveva spinto in avanti le spalle, come per mostrarsi aggressivo, ma potevo vedere le sue mani serrate in tasca. Mi domando se anche Ty le abbia viste. Le dita di Kit, che scavavano sempre più nella carne.


Ma Ty non stava guardando Kit. Teneva lo sguardo rivolto alla finestra dietro di lui. Sentivo gli uccelli, e i delicati suoni inglesi, e il respiro di Ty. Ha detto: “Quanto pensi che ti ci vorrà per perdonarmi?”


Kit mi ha guardato. Aveva un’espressione un po’ tradita, come se in qualche modo io fossi stata consapevole della sua presenza lì, come se l’avessi programmato. Ma non era così. “Non lo so,” ha risposto.


“Non ora, però,” ha commentato Ty con voce sottilissima.


“No,” ha confermato Kit. “Non ora.”


Non c’era motivo di restare, allora.


O forse sì. Forse la ragione stava nel modo in cui le mani di Kit si contorcevano su loro stesse, al punto da farmi pensare che le ossa si sarebbero spezzate come si spezzano i cuori.


Ma Ty non poteva vederlo. Ty stava soffrendo. Mi sono avvicinata a lui, avvolgendolo con le braccia, tenendolo stretto mentre attraversavamo di nuovo il Portale. Ero triste. Avrei così tanto voluto vederti, Jules. Ma Ty aveva bisogno che fossi lì per lui.


Qualora dovessi sognare queste mie parole, forse saprai che siamo venuti a casa tua. Mi dispiace non essere rimasti.


Julian, non so che fare. A Ty Kit manca come non aveva mai pensato che gli sarebbe mancato qualcuno. Gli manca tanto quanto il giorno in cui se n’è andato. Lo ama nello stesso modo. Credo che sarà così per sempre e questo mi spaventa.


Kit è abituato a non aver bisogno delle persone, ma per Ty non è così. Ha paura di averne bisogno, ma è solo perché gli servono così tanto. Non smetterà di aver bisogno di Kit. Non so se Kit avrà sempre bisogno di Ty. Ma Ty avrà sempre bisogno di lui.


Ti saluta Irene. Le sto insegnando a fingersi morta.


Ti voglio bene.


Livvy




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