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Lettera da Magnus ad Alec

Caro Alec, Prima di ogni altra cosa, voglio solo dire ancora una volta che sei di gran lunga l'uomo più bello che abbia mai incontrato, con i più bei occhi blu, e ciò che amo di più di te, tra tante, tante altre caratteristiche, è che sei un uomo di incalcolabile comprensione, pazienza e perdono. Sì, questa è la nostra vacanza. Sì, tu e i bambini siete a poltrire sulla morbida sabbia bianca di St Barths, come è giusto che sia. Sì, ho dovuto precipitarmi a Londra per affari urgenti che riguardano i Blackthorn. Sì, ho ricevuto i tuoi numerosi messaggi di supporto, accompagnati dalle tue numerose foto in fai una faccia arrabbiata mentre tieni in mano dei cocktail con gli ombrellini. No, non tornerò oggi. Devi immaginarmi mentre lo dico con il più pesante dei sospiri e il più disperato degli sguardi. Ho bisogno di un giorno in più. Blackthorn Hall è infestata – cosa che avrei potuto dire a chiunque si fosse preso la briga di chiederlo, non ho mai conosciuto un posto più palesemente infestato in vita mia – e nessuno dei piccoli Blackthorn (che suppongo non siano più tanto piccoli) ha mai avuto a che fare con questo tipo di spettralità. Quindi, ancora una volta, permettimi di lodarti per la tua pazienza in questo momento di prova. Non è sarcasmo, è solo formalità! Dico davvero! Ti amo, Alec. Ci vediamo domani notte. La mattina dopo al più tardi –



Al Più Grande Uomo Che Sia Mai Vissuto o Che Mai Vivrà, Sarà domani mattina. Sarei dovuto partire stanotte, ma ora è davvero molto, molto tardi, e ho bevuto una non piccola quantità di vino, e queste non sono condizioni con le quali mi sentirei sicuro ad aprire un Portale. Non sarebbe bello tornare a St Barth comparendo in cima al Faro Gustavia. Dunque, visto che non riesco ancora a dormire, anche se devo, lascia che ti racconti tutto. I Blackthorn stanno sistemando Blackthorn Hall – pensa un po’ – e nonostante io mi renda conto che sono adulti ora, sono ancora abbastanza giovani da usare una tavola Ouija vecchia di un secolo che hanno trovato nascosta nei muri. Non c’è la planchette? Nessun problema, possiamo riprodurla con qualche avanzo di legno senza sapere di che legno si tratti, senza pensare alle linee di energia o a nessuno dei… Scusa. Non ho potuto farne a meno, è il classico stereotipo Shadowhunter. Salta prima di guardare. Anzi, salta e basta. Salta sempre e comunque. A quanto pare (allerta spoiler!) lo spirito della casa – almeno quello che non ha pace – non ha intenzioni cattive ed è il vostro solito “fantasma che cerca il suo ninnolo perduto per riposare in pace”, come potrai notare più avanti. Ma ero molto più preoccupato per il fatto che fosse nella dimora di Chiswick. Molte generazioni di Lightwood ci hanno vissuto per diversi anni, e c’è sempre stata una sorta di ombra oscura intorno al luogo. A metà del diciannovesimo secolo è stata la dimora di, mi spiace dirlo, un pessimo Lightwood, decisamente uno dei peggiori Lightwood, e dopo di lui, beh, il suo decadimento è stato rapido. Non so dire a quale periodo risalga questo fantasma, ma data la sua reazione al nome “Blackthorn” ho avuto delle preoccupazioni. Comunque, per quando sono arrivato alla casa, Julian ed Emma erano riusciti a far magicamente, sai come, disintegrare la tavola Ouija in una dozzina di pezzi. L’ho ricomposta con la magica – nota per il futuro: è più facile riparare magicamente qualcosa che è stato rotto con la magia piuttosto che, diciamo, un martello – e creato una simil planchette ma calibrata e con delle protezioni magiche. Ed ho bruciato la planchette in un falò. Fuori. È stato abbastanza facile a quel punto contattare la presenza nella casa, che era indistinta, probabilmente dato dal fatto che è stata sola per più di cento anni. Fammelo dire, mio Alec, allora ero preoccupato. Ero preoccupato che quel fantasma fosse qualcuno che conoscevo. Qualcuno a cui ho voluto bene, una volta. Probabilmente non lo è – molti di loro non avrebbero motivo di essere fantasmi di base, figuriamoci fantasmi intrappolati qua – ma una volta che il pensiero mi attraversò la mente, non ho potuto metterlo da parte. Ho provato a chiederglielo, ma sai come sono i fantasmi. “Non ti conosco ora,” ha detto. Bene. Ma mi conoscevi quando eri vivo? Solo “non ti conosco ora.” Ad ogni modo, la cosa è stata abbastanza pacifica. Abbiamo parlato del perché lui fosse un fantasma – l’abbiamo sentito parlare abbastanza da riconoscere che fosse un maschio, almeno. Ha parlato con voce alta e ferma. Sono legato qui da una fascia d’argento, ha detto. Se questa banda d’argento è un anello, un braccialetto, una manetta, “l’essere legato a qualcosa”, o un gruppo di musicisti robot, non ne ho idea. Ma è abbastanza normale per un fantasma essere legato da un oggetto e cercare la cosa che li lega. Onestamente, non ho avuto delle sensazioni negative da questo ragazzo. Sono… diciamo al novanta per cento sicuro che non è il già citato Lightwood cattivo, almeno. Ho detto a Julian ed Emma che non c’è niente di male nel tenere un occhio aperto per questa banda d’argento durante i loro restauri della casa, ma che non devono tormentarsi. Questo sembrò un consiglio saggio in quel momento, sebbene tutti noi avessimo già bevuto un bel po’ di vino a quel punto. Il vino è stato bevuto in realtà continuamente durante tutto il pomeriggio, perché c’erano delle bottiglie salvabili dalla cantina – piuttosto incredibile, anche se non so, forse gli Shadowhunters hanno delle rune per la conservazione del vino da qualche parte alla fine del libro Grigio. E bere vino rosso mentre parlavamo con un fantasma sembrava, non so, l’abbinamento giusto? Ma ovviamente ora ho un terribile mal di testa a causa della combinazione di solfiti e lieve negromanzia. Voglio concedermi finalmente un meritato riposo, e dopo, domani alle sei di mattina da te, per favore dì al garçon che mi piacerebbe che mi aspettasse con un café allongé, molto caldo e un sidecar, molto freddo. Dopo farò divertire i ragazzi per il resto della giornata mentre tu, mio amore, mio tutto, farai un pisolino e ci raggiungerai quando vorrai. Con tutto il mio amore, tutti i miei baci, non sai cosa perdi, M.






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