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shadowhuntersallia

Emma a Bruce

Hey Bruce. Serata abbastanza bizzarra. Scusami se sembro un po’ scossa.


Allora, abbiamo trovato – o meglio il sensore di Ty ha trovato – questo pugnale nella buca delle armi della Cattedrale di Southwark. Cosa abbastanza casuale visto che eravamo nell’area solo per il Mercato delle Ombre. (Sospetto che anche chi abbia messo il pugnale lì fosse nell’area per il Mercato delle Ombre, ora che ci penso.)


Ti scrivo stasera alla luce della stregaluce, mentre sono seduta nel corridoio fuori dalla nostra stanza. Cosa già di per sé inquietante, perché di base tutte le parti della casa sono inquietanti ad eccezione della nostra stanza, a questo punto. (Be’, alcune parti non sembrano inquietanti solo perché sembrano un cantiere, ma pazienza.) Non sono riuscita a dormire per niente, e non volevo tenere Julian sveglio.


Prima le buone notizie: Ty era sveglio, e non eravamo neanche arrivati a casa (per essere precisi, ci vuole un’ora buona per andare da Chiswick a Southwark) prima che lui mandasse un messaggio a Julian con una traduzione del testo sul pugnale. È venuto fuori che è Farsi. Julian l’ha letto ad alta voce:

Ho voluto così tanto avere un pugnale scintillante, che ognuna delle mie costole è diventata un pugnale.


Julian mi ha sorriso. “Figo,” mi ha detto. “Mi ricorda di te.”


“Intendi, quand’ero completamente controllata da pensieri di vendetta?” ho detto.


Mi è sembrato ferito. “No,” mi ha detto. “Sembri solo una buona arma.”


“Non sono sicura che trasformerei le mie costole in pugnali, comunque,” ho detto. “Le costole sembrano importanti da tenere all’interno del proprio corpo.”


“Una costola?” ha suggerito Julian.


Beh, forse una costola sì.


Siamo tornati a casa dopo mezzanotte, ma non c’era modo di andare a letto senza mostrare il pugnale al fantasma. Non abbiamo nemmeno dovuto parlarne, siamo andati direttamente in sala da pranzo.


Abbiamo dibattuto sul modo di chiamare il nostro fantasma. È spesso abbastanza volubile quindi è difficile sapere quale nome preferisca. Julian usa “spirito,” come Ebenezer Scrooge. Sai, “Spirito, non mostrarmi altro!”


In ogni caso, Julian ha detto qualcosa del tipo, “spirito, vorremmo la tua attenzione. Abbiamo qualcosa da mostrarti.” In risposta il fuoco delle candele si è intensificato, un bel trucchetto anche se non ha reso la situazione meno inquietante.


Abbiamo posato il pugnale sul tavolo e abbiamo chiesto al fantasma se fosse lui il proprietario, o se almeno lo riconoscesse. È stato un azzardo, vista che aveva risposto così malamente alla fiaschetta. Ma sembrava quello il punto di partenza corretto.


All’improvviso si è alzato un vento e le fiamme delle candele si sono piegate. E questa è stata una sorpresa, perché questa è una delle poche stanze della casa in cui le finestre sono intatte, e non c’era vento fuori. E il vento non è stato solo una folata, ha continuato, con soffi rumorosi e poi leggeri, più intensi e poi più delicati. Julian e io ci siamo solo guardati in faccia. Non avevamo idea di cosa stesse accadendo.


Dopo circa un minuto, il vento ha cominciato a rompersi in piccole raffiche, e poi –


Aspetta, dovevo solo prendermi un momento. Sono rabbrividita di nuovo, ricordandomelo.

Poi una voce ha parlato attraverso il vento.


Era debole, un sussurro, e sembrava a malapena una voce umana. Ma il vento ha parlato. Il fantasma ha parlato.


E ha detto:

“NON”

“MIO”

“TUO”


Siamo quasi scappati. Se non ci fosse stato Julian sarei sicuramente scappata. E penso che l’avrebbe fatto anche lui, se non ci fossi stata io. Non erano nemmeno le parole. Era proprio il fatto che ci fossero delle parole. Il fantasma stava diventando più forte.


Voglio dire, ricordiamoci, ha iniziato con cose casuali da poltergeist, facendo cadere le cose, e poi poteva scrivere nella polvere. E ora può parlare. Perché stava diventando più forte? Era la nostra presenza a farlo? Erano le riparazioni, in qualche modo? Il pugnale lo rendeva più forte?

E quanto forte sarebbe diventato?


Julian riprese la voce per primo. “Mio?” ha domandato. “Stai dicendo che il pugnale è mio?”


E poi – per l’Angelo, Bruce, mi si stanno rizzando i peli sulle braccia solo a scrivere questo – il vento ha parlato di nuovo, e ha detto, “CARSTAIRS.”


Non riuscivo a parlare. Julian ha detto, “Emma? Il pugnale è suo?”


Il vento ha cambiato direzione. Tutte le fiamme delle candele si sono inclinate dall’altra parte.

Il fantasma ha parlato di nuovo.

“PORTARE”

“CASA”

“CARSTAIRS”


“Casa?” Ho detto. “Casa, nel senso, la nostra casa? Los Angeles?”


“O questa casa?” Ha suggerito Julian. “Forse deve essere portato in qualche posto della casa –”


Il vento ha scalciato forte e ha detto, con la voce più forte che era riuscito a fare finora:

“CASA”

“CARSTAIRS”

CIRENWORTH

Il vento si è placato, le candele si sono spente, immergendo la stanza nell’oscurità. Il fantasma se n’era andato. Potevo sentire la sua assenza. Il silenzio mi faceva male alle orecchie.


Ho il pugnale con me ora. L’ho portato a letto con me e non voglio perderlo di vista, per qualche strana ragione. Continuo a rigirarlo tra le mani. “Cirenworth” significava Jem, ovviamente, quindi magari è stato un suo pugnale, tempo fa. Oppure apparteneva a qualcuno che viveva nella stessa epoca del fantasma. L’immagine degli antenati Carstairs del passato continua a balenarmi in testa. Quando chiudo gli occhi mi sembra di poter vedere l’allora proprietario del pugnale che mi sta vicino – in maniera protettiva, come se sapesse che siamo parenti e volesse starmi vicino, anche a distanza di secoli.


Penso che abbia ragione Magnus: il fantasma ha buone intenzioni. Non penso che un fantasma cattivo sarebbe così di aiuto come il nostro sta evidentemente cercando di essere. E le fate che lavorano al cantiere sono totalmente tranquille a riguardo, cosa che non sarebbero se avesse cattive intenzioni. Il che mi fa pensare che il fantasma non sia parte della maledizione, ma, al contrario, forse il fantasma è intrappolato qui a causa della maledizione.


Okay, mi sento un po’ meglio dopo averlo scritto nero su bianco. Penso che metterò il pugnale in un posto sicuro e cercherò di dormire un po’. Grazie per ascoltarmi come sempre, Bruce. Sei un amico.


E domani – vediamo Jem e Tessa e Kit e Mina, perché andiamo a Cirenworth!



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