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Emma a Bruce

Caro Bruce,


Siamo tornati alla Devil Tavern oggi seguendo il consiglio di Jem (portare gli anelli di famiglia, farli vedere al barman, ottenere l'accesso alla stanza segreta). Non lo so, alla Devil Tavern sembrano proprio piacere i modi difficili per accedere ai luoghi? Siamo arrivati là e c'era un po' di confusione perché quando ci siamo andati la prima volta ho sentito uno degli ospiti chiamare il barman "Ernie", quindi abbiamo chiesto a una delle cameriere di Ernie e lei ha detto che non c'era nessun Ernie. Ma poi, visto che eravamo Shadowhunters, ha pensato che fossimo lì per interrogare Ernie riguardo qualcosa, quindi ho pensato che stesse solamente coprendo Ernie e le ho detto, "No, è tutto okay, puoi dire a Ernie che non è nei guai," e la cameriera è apparsa ancora più perplessa e ha detto che non c'era nessun Ernie... Ci abbiamo girato attorno un po' di volte.


Ad ogni modo, alla fine il barman torna su dal seminterrato o da ovunque fosse, e ci spiega che lui è Fred, non Ernie, ma che per molti molti anni il barman si è chiamato Ernie, suo nonno e il suo bis-nonno come minimo si chiamavano entrambi Ernie. Quindi la maggior parte dei vampiri e delle fate che frequentano il luogo dai tempi degli Ernie hanno semplicemente rifiutato testardamente di imparare i nomi dei nuovi barman. Lui ci ha provato, quand'era più giovane, ma loro hanno semplicemente riso e detto, "È una bella battuta, Ernie". Mi è sembrato triste quando l'ha detto. Penso che tutti abbiano le loro stramberie di cui preoccuparsi.


Abbiamo spiegato a Non Ernie quello che Jem ci ha detto, e gli abbiamo mostrato i nostri anelli. Lui ha risposto che sì, c’è una vecchia stanza che veniva solitamente usata dagli Shadowhunters per incontri segreti, al piano di sopra. Ci sono istruzioni lasciate un centinaio di anni fa che dicono che la stanza deve essere conservata perché gli Shadowhunters la possano usare, anche se nessuno si è fatto vivo per lungo tempo. L’hanno presa davvero sul serio comunque.


Ci ha portato la chiave recuperata non so dove – una di quelle chiavi antiche che non si vedono più – e siamo saliti di sopra e siamo entrati. Lascia che te lo dica, Bruce, qui non pensano che essere obbligati a “conservare” la stanza significhi essere obbligati a “spolverare” la stanza. Un incubo per un asmatico.


La stanza è ancora intatta, però – a dire il vero, è più un piccolo appartamento (un “monolocale”, Julian l’ha adorabilmente definito), con una piccola stanza da letto accanto a un salotto con un tavolo al centro e un divano piuttosto malconcio. Non assomiglia per niente al resto della taverna, assomiglia a quello che uno s’immagina che sia uno studio nella più antica libreria del più antico college di Oxford. Libri ovunque, un sacco di grossi pezzi di legno intagliati, iniziali di nomi incisi sul tavolo (nota per le persone che scrivono le proprie iniziali sui tavoli: mettete anche quelle del cognome! Rende molto più facile ai vostri discendenti capire chi siete! Ci possono essere milioni di persone chiamate “J!”).


Non c'era nulla di palesemente spettrale, così Julian ha usato il sensore che abbiamo avuto da Ty. Non ha trovato molto, ma alla fine ha reagito vicino ad un particolare libro su uno degli scaffali costruiti nel muro. L'abbiamo tirato fuori e sembra essere un libro scritto a mano, con una copertina ricamata davvero elaborata. Si intitola La Bellissima Cordelia ed è di "L.H.". Scommetterei qualsiasi cifra che "H" sta per Herondale. Ma non c'era niente di magico nel libro. Voglio dire, non l'ho ancora letto; forse racconta una storia veramente magica. Ma il sensore non ha reagito molto al libro stesso, non c'era niente tra le pagine, l'inchiostro non era scintillante, ecc.


Alla fine, abbiamo pensato di inginocchiarci e guardare nello spazio dello scaffale da dove era uscito il libro, e ovviamente c'era un piccolo angolo scavato più in profondità nel muro. Julian ed io abbiamo concordato che in quell'angolino c'era sicuramente... una tonnellata di ragni. Così abbiamo fatto a sasso-carta-forbici, io ho perso e ho infilato la mano lì dietro. Per fortuna, niente ragni. Invece, una sorpresa: un'antica fiaschetta di metallo! Quel genere di fiaschetta che un gentiluomo terrebbe nella tasca del cappotto. È d'argento – beh, almeno il colore è argento. Potrebbe essere peltro. Ma sicuramente non è una “banda”.


MA. Il Sensore è impazzito. Gli abbiamo poggiato la fiaschetta accanto sul tavolo ed ha suonato da matti. A me sembra una fiaschetta normale, un po’ annerita dal tempo, e non è che quando l’abbiamo aperta ne è uscito fuori un fantasma. Non so. Era vuota, e il Sensore non ha reagito ad altro nella stanza. Siamo rimasti lì però un’altra mezz’ora dopo che avevamo finito, però. Il posto era confortevole, doveva essere stato fantastico ai tempi. Ho pensato di ritornarci in un futuro e offrire di pagare Fred per farglielo spolverare e pulire. Lì c’è probabilmente roba che l’Istituto di Londra vorrebbe. Ma è una cosa a cui pensare per quando avremo finito con Blackthorn House (e il suo fantasma).


Non riuscivamo a pensare a cos’altro fare con la fiaschetta lì alla taverna, quindi ce ne siamo andati, abbiamo chiuso la stanza e ridato la chiave. Abbiamo portato la fiaschetta in casa e Julian è andato a prendere il lucido per argento. Quando abbiamo pulito la fiaschetta abbiamo notato che aveva un disegno in rilievo di fiori e foglie, bello ed elaborato, ed aveva un monogramma. Non un Herondale questa volta. Neanche un Blackthorn. Le iniziali erano M.F.





Julian sta guardando malissimo la stregaluce che sto tenendo in mano per scrivere su di te. Credo che sia abbastanza tardi. Buonanotte, Bruce. Buonanotte, assurda camera da letto. Buonanotte, fantasma. Buonanotte, fiaschetta misteriosa.


Buonanotte Julian, amore mio.


– Emma

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